Credere nella cultura: Intervista a INDJA MANGIONE, giovane scrittrice foggiana.

Foggia, 22 marzo 2025 – Credere nella cultura. Intervista a INDJA MANGIONE, giovane scrittrice foggiana.

 

 

Credere nelle proprie forze, nei propri sogni, nella nostra terra. Puntare sulla cultura può sembrare, oggi, un passo difficile, ma ci sono giovani della nostra terra che non mollano, non scappano, e gettano le basi per il loro futuro puntando sulla cultura, in questo caso, sulla scrittura. Questa è la storia di Indja Mangione, giovanissimo talento foggiano che ha deciso di intraprendere un percorso culturale partendo dalla sua terra natia. Il romanzo uscirà ufficialmente il 28 marzo in tutte le librerie e store online. Il 15 marzo è stata ospite al Fri di Milano con la casa editrice Panda Edizioni. È stato il suo esordio e il libro era disponibile in super anteprima con 50 copie disponibili, andate tutte sold out.

In foto INDJA MANGIONE, giovane scrittrice foggiana.

 

Come nasce la passione per la scrittura?

Fin da bambina, la scrittura e i libri sono stati il mio linguaggio, un rifugio, una casa. Un luogo astratto in cui poter esprimere ciò che sono, in cui il dolore si trasforma e la bellezza prende forma, in cui i pensieri diventano maggiormente tangibili. Devo essere stata in parte influenzata da mia madre, che, mentre ero ancora nel pancione, trascorreva notti intere a leggere. Scrivere è il più grande atto di libertà che io conosca… il più grande atto d’amore. È la mano che ho sempre teso a me stessa nei momenti di dubbio, e che ora voglio tendere agli altri. Oggi, posso affermare con certezza che è sempre stato il mio sogno, prima ancora che potessi comprenderlo.

 

Quali studi hai compiuto?

È buffo come i nostri desideri più intimi, col tempo, prendano vita in silenzio, quasi dotandosi di un’identità propria. Restano dentro di noi, discreti ma presenti, e ci accompagnano nelle scelte. Non parlano, non impongono. Attendono pazienti e vigili il momento giusto per rivelarsi, come se conoscessero già l’unica, vera strada che siamo destinati a percorrere. Io, ad esempio, ne sono la prova. Dopo aver studiato biotecnologie sanitarie alle superiori, ho intrapreso psicologia a Chieti, poi giurisprudenza a Foggia. Ho persino lavorato nell’azienda di famiglia, immersa in un ambito scientifico che, sulla carta, avrebbe potuto offrirmi stabilità e sicurezza. Eppure, in nessuna di queste esperienze mi sono sentita quella Indja felice che volevo a tutti i costi essere. Ogni passo sembrava portarmi avanti, ma mai nella direzione che davvero apparteneva a me: la mia vera vocazione era altrove. Così, ho compiuto un salto nel vuoto e mi sono lasciata alle spalle quei percorsi per dedicarmi completamente alla scrittura, rinunciando a tutte le certezze che possedevo. Ma non me ne sono mai pentita. Anzi, quando ho terminato di scrivere questo primo romanzo, un evento che ha scosso profondamente il mio modo di vedere le cose e che, guardandone il lato positivo, mi ha permesso di riflettere sulla fugacità della vita, ha dato conferma che quella decisione fosse inevitabile.

 

Chi sono gli scrittori che più ti hanno ispirato?

Nel mio romanzo ho unito due dei miei generi preferiti, il romance e il mystery; quindi, potrei dirti che gli scrittori che più mi hanno ispirata sono stati Emily Henry e Donato Carrisi. Ma la verità è che la mia ispirazione più grande non proviene solo dai libri che, negli anni, ho avuto il piacere di leggere, bensì dalla vita stessa. In particolare, da una persona: la mia professoressa di storia e letteratura, Rosanna, alla quale questo libro è dedicato. Lei è stata la mia guida, una presenza costante che ha saputo scardinare ogni certezza e insegnarmi a guardare il mondo con occhi nuovi. Nei miei ringraziamenti, citando Ozpetek, l’ho paragonata a una mina vagante. Rosanna era una rivoluzione. Quella persona che ti guarda e vede qualcosa in te prima che tu possa farlo. Mi ha insegnato a pensare in grande, a pormi le giuste domande e a non accontentarmi di risposte facili. Alcuni di noi lasciano un’impronta indelebile nelle vite degli altri. Se oggi scrivo, se sono qui a parlare di una mia creazione, è anche merito suo. Volevo che il suo spirito e il suo insegnamento, nonostante la sua prematura scomparsa, vivessero tra queste pagine. È stato un po’ il mio modo di dirle: “Guarda, ce l’ho fatta, grazie a te”.

On the Notes of Fate. Il filo nascosto, edito da Panda Edizioni

 

Come nasce l’idea di questo libro?

Dal bisogno di esplorare un dolore che, prima o poi, sfiora ognuno di noi. On the Notes of Fate. Il filo nascosto, edito da Panda Edizioni, è un romanzo che parla d’amore in tutte le sue forme, amicizia, sacrificio, ma soprattutto di crescita personale e di quanto il passato possa influenzare il nostro presente e il nostro futuro. Attraverso personaggi complessi e profondamente umani esplora il lutto che spacca i sopravvissuti, la paura di perdersi e la forza che ci vuole per ritrovarsi. Trovo non abbia un vero e proprio target d’età. Può essere apprezzato sia dai giovani che dagli adulti: chi ama le storie emozionanti con una componente di mistero; chiunque abbia mai guardato il cielo chiedendosi “E adesso?”; chiunque abbia mai sentito il vuoto di un’assenza e abbia cercato di riempirlo con la vita stessa. È un romanzo per chi crede nelle seconde possibilità, che parla di dolore, destino e scelte difficili, ma anche di speranza: quella che ci salva, che ci cambia, che ci insegna a esistere nuovamente, come fosse la prima volta. Ho lavorato molto per rendere la scrittura il più evocativa e immersiva possibile, creare una narrazione che alterna momenti di introspezione a scene più dinamiche. Inoltre, volevo che i dialoghi risultassero realistici e costruiti per dare voce a personaggi dalle personalità distinte, circondati da un’atmosfera intensa e cinematografica. La musica, mia fidata compagna, non è solo un elemento narrativo, ma un vero e proprio linguaggio emotivo che guida i protagonisti e il lettore come un filo conduttore. In fondo, ogni scena ha il suo ritmo, ogni emozione la sua nota, e scrivere equivale a comporre una sinfonia. Voglio che chiunque possa percepire questa armonia e venir trasportato da essa.

 

Cosa ci comunica la sua copertina?

Desideravo che la copertina riflettesse alcuni dei simbolismi e dei temi che attraversano la storia. L’editrice, Sofia Floriani, e la grafica, Nihal Zaairi, hanno saputo comprendere la mia immaginazione, creando qualcosa che ho personalmente adorato. Sullo sfondo, la tempesta evoca il caos e il conflitto che caratterizzano il viaggio dei nostri protagonisti; i cigni, uno bianco e uno nero, simboleggiano il contrasto tra il bene e il male, una dualità che si riflette nel cuore del racconto; i bigliettini rappresentano i rompicapi disseminati tra le pagine, ispirati alla mitologia greca e alla letteratura italiana, che condurranno alla scoperta di un segreto sepolto da tempo; infine, le gocce di sangue, presenti in modo delicato ma incisivo, denunciano la violenza che permea in un mondo non così distante dalla realtà e che ho voluto fortemente condannare. Come tocco finale, una piccola luna sull’iniziale del mio nome – chiunque mi conosca, sa che mi sono sempre identificata in essa – e il rilievo dei disegni e dei caratteri, che stimola il tatto del lettore dando luogo a una vera e propria esperienza sensoriale.

 

 

 

Cosa ti ha spinto a voler investire nel tuo territorio?

 

Fin da bambina – possono confermarlo i miei genitori – ho voluto fare la differenza, ma a modo mio. E, può sembrare strano, ma mi sono anche spesso domandata cosa questo esattamente significasse. Oggi so cosa, quella bambina, volesse dirmi. Cambiare il mondo, forse, significa iniziare dalla nostra casa, dalla nostra terra. Se pensiamo di avere qualcosa da dire, da lasciare come “eredità” o insegnamento… se pensiamo di poter ispirare qualcun altro a fare la differenza, perché non farlo? Perché aspettare che altri decidano per noi?

 

Ogni medaglia ha due facce, non importa quanto si vada lontano. Dobbiamo semplicemente capire su quale delle due soffermare più a lungo il nostro sguardo, e poi ripartire da lì. Proprio di recente, tornando nel mio vecchio istituto per salutare alcune professoresse, ho avuto l’opportunità di scambiare due chiacchiere con i ragazzi delle loro classi, tra i quali un tempo vi ero anch’io. A colpirmi e commuovermi è stato il loro coinvolgimento, il loro silenzio attento, segno di quanto fossero rapiti dalle mie parole. I loro applausi sinceri e pieni di entusiasmo mi hanno fatto pensare all’istante che sono sulla strada giusta.

 

Quali sono le tue aspirazioni?

 

Al momento, realizzarmi in questo ambito, migliorando me stessa e il mio sapere, è la mia unica priorità. Ho intenzione di continuare a scrivere e a studiare, ripartendo da alcuni master di scrittura creativa e editing, il processo di revisione, correzione e miglioramento di un testo che precede una pubblicazione, che ho scoperto affascinarmi moltissimo.

 

Hai in mente di scrivere altri libri? Se sì, hai già delle idee in merito?

 

Assolutamente sì! Due progetti, un po’ diversi l’uno dall’altro, già bollono in pentola.

 

Hai un consiglio da dare ai tuoi coetanei?

 

Credo profondamente nei giovani e nella loro capacità di rendere il mondo un luogo migliore, più umano, motivo per cui sono orgogliosa che il mio romanzo sia edito da Panda Edizioni, una piccola casa editrice italiana rilevata da Sofia Floriani un anno fa. Anche lei, ventiduenne, di soli due anni più piccola di me, ha deciso di investire nei propri sogni e di puntare sulle storie in cui crede. La nostra generazione ha tanto da dire, ma troppo spesso le viene detto di aspettare, di farsi spazio con fatica. E questo vale ancora di più per le donne, che devono lavorare il doppio per ottenere la metà.

 

Essere una giovane scrittrice emergente significa sentire frasi come “Ma sei sicura?”, “Non è meglio un piano B?”, “Forse dovresti aspettare di avere più esperienza”. Ma l’esperienza si fa vivendo, rischiando, sbagliando e rialzandosi. Vedo il mio percorso, vedo quello di Sofia, e penso: “Questa è la prova che i sogni si costruiscono con le proprie mani. Nessuno ci regalerà niente, ma noi non siamo qui per chiedere il permesso. Siamo qui per scrivere la nostra storia, perché abbiamo il diritto di raccontarla senza esserne spettatori, ma protagonisti”.

 

La me di qualche anno fa aveva paura, non lo nego. Tuttavia, avevo più paura di vivere una vita che non mi somigliasse, che del rischio di fallire. Se dovessi dire qualcosa ai ragazzi che mi leggono o a quella Indja, lo farei così: “Vai. Non aspettare l’approvazione di nessuno, né il momento perfetto, perché quello è adesso”. Poi, aggiungerei che la paura non è un nemico, ma il segnale che si è davanti a qualcosa di grande. E che, quando scegli te stesso, quando scegli la tua strada, quella vera, il mondo intorno si riassesta e trova un modo nuovo di accoglierti. Bisogna avere il coraggio di credere che questo sia possibile.

 

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