“Carissimi, c’è una tentazione nella quale respiriamo particolarmente ai nostri giorni: quella di una stanchezza interiore.
La nostra comunità ecclesiale non è messa in discussione, ma sembra che il suo messaggio non interessi più nessuno; anzi per molti è una realtà fastidiosa, quasi noiosa che lascia indifferente l’animo delle persone e lo rende sempre più distante. Sono molti a chiedersi: cosa cambia, in pratica, se io sono o non sono un cristiano praticante?
Ne consegue quella crescente lontananza che paralizza ogni iniziativa e spegno l’entusiasmo evangelico di una volta.
E, così, ci dichiariamo credenti senza esserlo, allontanandoci dalla fede e dai sacramenti ed estraniandoci dall’esperienza di fraternità.
Il dubbio prevale sulla verità e, spiritualmente spenti e stanchi, ciascuno sceglie la propria concezione di un dio, che appaghi la vita con il consumismo, il narcisismo, il piacere, il potere.
Ci si trova, purtroppo, immersi nell’inquietudine, nella violenza e insoddisfazione. Eppure la gioia del Signore è la nostra forza e la nostra pace.
In questa ricorrenza della festa partonale vorrei che ritornassimo al Signore con tutto no stessi, facendo spazio allo spirito di gratitudine e di speranza, di fiducia e tenerezza, di pazienza e compassione.
Non mandiamo in frantumi il nostro piccolo cuore di bambini, un giorno lontano estasiato dall’immagine di una croce o dal bacio inconsapevole di una immagine sacra. Cari amici, lasciamoci prendere dal fascino di Gesù.
Andiamo a qualche attimo della nostra storia quando un pensiero, un sogno, un desiderio ce lo ha fatto incontrare senza troppi perché.
Possiamo ancora giocare la vita, fare l’esperienza di una bellezza infinita e divina che desideriamo incontrare da sempre. Gli occhi del Signore brillano di splendore, la voce è leggera come una carezza, il suo abbraccio riscalda e salva, la sua parola è come quella luce del mattino che sfida il buio della notte e allontana ogni paura, la sua voce instancabile toglie l’abisso del vuoto e ridona la dignità di chi è voluto e pensato da sempre.
Lasciamoci andare a questo incrocio di sensi che risveglia la gioia dell’esistenza.
Non temiamo Gesù, perché tutto dona e niente chiede. Perché temere che Dio possa portare via qualcosa dalla vita?
Eppure solo con la sua amicizia si spalancano le porte della libertà e scopriamo un oltre nella vita ferita ma mai sbagliata.
E qui vorrei richiamare l’invito ai giovani di papa Francesco nella recente Giornata mondiale di Lisbona:
A voi giovani che coltivate sogni grandi ma spesso offuscati dal timore di non vederli realizzati; a voi che a volte pensate di non farcela – un po’ di pessimismo ci assale a volte –; a voi, giovani, tentati in questo tempo di scoraggiarvi, di giudicarvi forse inadeguati o di nascondere il dolore mascherandolo con un sorriso; a voi, giovani, che volete cambiare il mondo – ed è un bene che vogliate cambiare il mondo – e che volete lottare per la giustizia e la pace; a voi, giovani, che ci mettete impegno e fantasia nella vita, ma vi sembra che non bastino; a voi, giovani, di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno come la terra della pioggia; a voi, giovani, che siete il presente e il futuro; sì, proprio a voi, giovani, Gesù oggi dice: “Non temete!”, “Non abbiate paura!”.
Signore, non ti conosciamo, siamo lontani da te. La Vergine Madre ci aiuti a credere nel tuo amore per l’umanità intera, facci intuire e sperimentare che tu sei colui che da sempre cerchiamo: nella lotta e nell’indifferenza, ciascuno sia servo.
Nella disperazione e nel dolore, ciascuno sia ricco di speranza. Nel timore e nella paura, ciascuno scelga la libertà. Nella sofferenza e nel silenzio, ciascuno diventi testimone. Nel fallimento e nella delusione, possiamo testimoniare che solo Dio salva dall’inizio del tempo, ora e sempre”.
(+ Vincenzo Pelvi Arcivescovo, pubblicato il 14-08-2023)
Foto InsideCapitanata.it: