Immagine di Mancini davanti all'Italia divisa in due, simboleggiando le critiche dell'Associazione Costituzione Cattolica sull'autonomia differenziata e le disuguaglianze regionali nel sistema sanitario italiano.

Immagine di Mancini davanti all'Italia divisa in due, simboleggiando le critiche dell'Associazione Costituzione Cattolica sull'autonomia differenziata e le disuguaglianze regionali nel sistema sanitario italiano.

Foggia, 10 maggio 2024 – Il DdL Calderoli prevede infatti la possibilità per le Regioni di ottenere maggiori autonomie e di gestire in modo differenziato alcuni settori, tra cui quello della sanità.

Questo potrebbe comportare un ulteriore divario tra le Regioni più ricche e quelle più povere, ampliando le disuguaglianze nell’accesso alle cure e nei livelli di assistenza sanitaria.

 

In un periodo in cui il SSN è già alle prese con una grave crisi di sostenibilità, causata da tagli ai finanziamenti e da una crescente domanda di servizi sanitari, l’introduzione di un sistema di autonomia differenziata potrebbe aggravare ulteriormente la situazione.

Le Regioni più ricche potrebbero beneficiare di maggiori risorse e offrire servizi sanitari di qualità superiore rispetto a quelle più povere, creando così una disparità nel diritto alla salute tra i cittadini italiani.

 

Pertanto, è fondamentale che il DdL Calderoli venga attentamente valutato e eventualmente modificato per garantire l’equità nell’accesso ai servizi sanitari in tutte le Regioni italiane. È importante che si tenga conto delle reali esigenze dei cittadini e che si garantisca un sistema sanitario equo e solidale, che non lasci nessuno indietro.

 

In particolare, si fa riferimento alle principali criticità riguardanti la possibile frammentazione del sistema sanitario nazionale, la disparità di trattamento tra le Regioni e la potenziale riduzione della qualità dell’assistenza sanitaria per i cittadini.

 

Si deve discutere inoltre del potenziale impatto economico sul Servizio Sanitario Nazionale, considerando la diversità di risorse e capacità amministrative delle diverse Regioni.

 

Infine, si deve valutare la compatibilità delle richieste di maggiore autonomia in sanità con i principi fondamentali del SSN, come l’uguaglianza di accesso alle cure e la solidarietà tra i cittadini.

"No all'autonomia differenziata", ph. Federazione Gilda Unams
“No all’autonomia differenziata”, ph. Federazione Gilda Unams

 

 

«Le nostre analisi documentano dal 2010 enormi divari in ambito sanitario tra il Nord e il Sud del Paese e sollevano preoccupazioni riguardo all’equità di accesso alle cure». In dettaglio:

 

 

Questa evidenza suggerisce che le Regioni del Sud hanno ancora delle criticità nell’assicurare adeguati livelli di assistenza sanitaria ai propri cittadini, nonostante gli sforzi per migliorare la situazione.

È importante monitorare costantemente i dati relativi all’adempimento dei LEA e al Nuovo Sistema di Garanzia per individuare le aree in cui è necessario intervenire e migliorare

 

l’accesso e la qualità dei servizi sanitari nel Mezzogiorno. È possibile che siano necessarie ulteriori risorse e politiche specifiche per ridurre le disuguaglianze sanitarie tra le diverse Regioni italiane.

 

In particolare, la Calabria e la Sicilia sono le Regioni con l’aspettativa di vita più bassa, rispettivamente 80,7 anni e 80,8 anni.

Questo indica la necessità di un maggior investimento nella sanità del Mezzogiorno, al fine di migliorare la qualità dei servizi offerti e garantire una maggiore longevità alla popolazione.

 

È fondamentale che le istituzioni regionali prevedano politiche mirate alla prevenzione delle malattie e alla promozione di stili di vita sani, al fine di contribuire a ridurre il divario nell’aspettativa di vita tra le diverse regioni italiane.

Solo così si potrà garantire un’equa distribuzione della salute e del benessere su tutto il territorio nazionale.

 

 

Questi dati confermano una disparità molto evidente tra le Regioni del Nord e del Centro-Sud in termini di mobilità sanitaria, con le prime nettamente attrattive e le seconde in fuga.

Le cause di questa disparità possono essere molteplici e includono sicuramente la qualità e la disponibilità dei servizi sanitari offerti, così come la presenza di centri di eccellenza e di tecnologie all’avanguardia.

 

 

La mobilità sanitaria è un fenomeno che può avere pesanti ripercussioni sul sistema sanitario nazionale, in quanto può portare a una congestione dei servizi in alcune aree e a una riduzione dei servizi offerti in altre.

È quindi importante che le autorità sanitarie e i decisori politici tengano in considerazione queste disparità territoriali e lavorino per ridurle, garantendo a tutti i cittadini un accesso equo e di qualità ai servizi sanitari.

 

Queste difficoltà nel Centro-Sud possono essere dovute a una serie di fattori, tra cui la carenza di risorse economiche e di personale, la mancanza di infrastrutture adeguate e l’organizzazione non tanto efficiente dei servizi sanitari.

 

Per superare questi ostacoli e garantire il raggiungimento degli obiettivi della Missione Salute del PNRR in queste Regioni, è necessario un maggiore impegno da parte delle istituzioni locali e nazionali nel potenziamento delle risorse umane e delle infrastrutture sanitarie.

Inoltre, è fondamentale promuovere una maggiore integrazione tra i diversi livelli di assistenza e favorire la collaborazione tra pubblico e privato.

 

È importante anche coinvolgere attivamente la comunità e le associazioni locali nel processo di miglioramento del sistema sanitario, al fine di garantire un servizio più efficace e efficiente per tutti i cittadini.

Solo con un impegno congiunto e una visione a lungo termine sarà possibile superare le sfide attuali e garantire un sistema sanitario equo e di qualità per tutti.

 

Inoltre, questo divario Nord-Sud ha un impatto diretto sul benessere dei cittadini e sulla sostenibilità del sistema sanitario nazionale. Le disparità regionali non solo causano ingiustizie nell’accesso ai servizi sanitari, ma anche inefficienze nel sistema, con costi aggiuntivi per il servizio sanitario nazionale.

 

È necessario, dunque, adottare misure concrete per ridurre queste disuguaglianze e garantire un accesso equo e di qualità ai servizi sanitari per tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione di provenienza.

Questo richiede un impegno congiunto da parte delle istituzioni regionali, nazionali e locali, nonché un maggiore coordinamento e condivisione delle buone pratiche tra le diverse regioni.

In foto il Presidente di Associazione Costituzione Cattolica Dott. Alessandro Mancini
In foto il Presidente di Associazione Costituzione Cattolica Dott. Alessandro Mancini

 

 

Solo attraverso un approccio integrato e collaborativo sarà possibile superare questa frattura strutturale Nord-Sud e garantire un sistema sanitario equo, efficiente e sostenibile per tutti i cittadini italiani.

 

Questa critica alla proposta di autonomia differenziata in sanità è estremamente valida e riflette una preoccupante situazione di disuguaglianza nel sistema sanitario nazionale.

È evidente che le disparità tra le Regioni, già presenti a causa del divario economico tra Nord e Sud, potrebbero essere ulteriormente accentuate da una maggiore autonomia regionale. Questo rischia di compromettere l’accesso alle cure per i cittadini del Sud e di mettere a rischio la sostenibilità stessa del Servizio Sanitario Nazionale.

 

È fondamentale che le decisioni politiche nel campo della sanità siano guidate dalla necessità di garantire un servizio universale e di alta qualità per tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione in cui vivono. L’idea di favorire maggiore autonomia solo per alcune regioni potrebbe portare a conseguenze negative per l’intero sistema sanitario nazionale.

 

È quindi importante che le istituzioni responsabili analizzino attentamente le implicazioni di qualsiasi riforma del sistema sanitario e garantiscano che le decisioni prese siano finalizzate al miglioramento dell’assistenza sanitaria per tutti i cittadini, senza creare ulteriori disuguaglianze regionali.

 

 

Associazione Costituzione Cattolica, Dott. Alessandro Mancini

 

 

(Nota stampa)

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