Sociale, Don Vito Cecere: un sacerdote tra la gente

InsideCapitanata.it, Foggia, 31 gennaio 2025 – La Comunità Emmaus di Foggia è da quasi cinquant’anni un punto di riferimento per l’accoglienza e la solidarietà.

Don Vito Cecere, che ne è riferimento importante dal 2000, ha dedicato la sua vita al servizio dei più fragili, seguendo l’eredità di don Michele de Paolis.

Il suo impegno non si limita alla comunità Emmaus, ma si estende alle borgate rurali, territori spesso dimenticati ma ricchi di potenzialità.

Don Vito Cecere

 

Attraverso la promozione di progetti di aggregazione e sviluppo sociale, ha lavorato per creare legami tra le realtà agricole, comunitarie ed educative, contribuendo alla valorizzazione di queste aree.

Recentemente, il Consiglio comunale di Foggia gli ha conferito la cittadinanza onoraria, su proposta di Antonio de Sabato, riconoscendone il ruolo fondamentale nella costruzione di una comunità più inclusiva.

 

In questa intervista, don Vito racconta il senso della sua missione, le sfide dell’educazione e le prospettive per il futuro.

 

Don Vito Cecere

 

Si riportano le dichiarazioni di Don Vito Cecere della Comunità Emmaus Foggia, per InsideCapitanata.it.

 

IC: La Comunità Emmaus è un simbolo di accoglienza e solidarietà. Quali sono stati i momenti più significativi di questi venticinque anni di attività e quale ruolo ha svolto nel supportare profughi, giovani e comunità in difficoltà, come i rom di Borgo Arpinova?

 

DV: In 25 anni se ne fanno di cose, e si commettono anche tanti errori! Quando sono arrivato, l’esperienza della comunità aveva già una storia di 21 anni. Oggi siamo a 47, prossimi ai 50, se Dio vorrà. Ho contribuito con il mio lavoro, impegno e sacrificio alla crescita della comunità, accompagnato sempre dalla preghiera. Nel tempo ho assunto diversi ruoli, tra cui la presidenza dell’associazione Emmaus nel 2008, succedendo a don Michele de Paolis, figura carismatica e fondatore della comunità. Non è stato semplice. Ma al di là degli aspetti organizzativi e strutturali, voglio soffermarmi su ciò che davvero conta: la comunità.

 

Vivere insieme è una sfida. Parlare al plurale e rinunciare alla “dittatura” dell’io è un impegno faticoso, ma necessario. La vita comunitaria porta alla costruzione del noi, attraverso la condivisione quotidiana con preti, famiglie, giovani in difficoltà, educatori. È fatta di pranzi comuni, turni di servizio, chiacchiere, partite di calcetto, momenti di tensione e compleanni festeggiati insieme. È preghiera, celebrazione dell’Eucarestia, un Natale condiviso, perché chi resta non si senta abbandonato.

 

La comunità mi ha reso ricco. Le fragilità degli accolti sono state una scuola per riconoscere anche le mie. In questi anni ho imparato a leggere oltre le parole e le apparenze, a fermarmi e ascoltare. A volte non ci sono risposte, solo un cammino da fare insieme. Ogni percorso condiviso è prezioso: può segnare la rinascita di una vita o, purtroppo, essere l’ultimo. Quando arriva la notizia di un suicidio, rimane solo il silenzio, l’unica risposta possibile.

 

La comunità è accoglienza, è Vangelo vissuto. Non è un valore aggiunto, ma fondante. Il volontariato non è un servizio di facciata, ma un pilastro della società. E allora mi chiedo: in un sistema in cui prevale la logica dell’“appalto al ribasso”, che spazio ha la persona? Non l’utente, ma l’essere umano.

 

 

Sociale, Don Vito Cecere: un sacerdote tra la gente

 

 

IC: La festa di don Bosco è particolarmente significativa per voi…La festa di Don Bosco è particolarmente significativa per i giovani. Quale messaggio intende lanciare in questa occasione e come la figura di Don Bosco può ispirare le nuove generazioni e le realtà educative locali?

 

DV: Il 31 gennaio celebriamo don Bosco, il santo dei giovani. Oggi più che mai abbiamo bisogno di reinventare gli spazi educativi. Abbiamo abbandonato il campo e restiamo a lamentare carenze e responsabilità altrui.

 

Don Bosco diceva: “In ogni giovane, anche il più disgraziato, vi è un punto accessibile al bene. Primo dovere dell’educatore è cercarlo e farlo fruttare”. È una lezione chiara e attuale. L’educatore deve sempre fare il primo passo. Educare è possibile, ma dobbiamo riappropriarci di questa convinzione.

 

S.E. Monsignor Giorgio Ferretti con Don Vito Cecere

 

 

 

IC: Come ha accolto la proposta di cittadinanza onoraria di Foggia e cosa rappresenta per lei questo riconoscimento, soprattutto in vista del 25° anniversario del suo impegno con Emmaus?

 

DV: È stato un grande onore, un abbraccio da parte della città, un legame ancora più forte con Foggia. Ringrazio la sindaca, dott.ssa Maria Aida Episcopo, la giunta e l’intero consiglio comunale per questo attestato di stima. Un grazie particolare va ad Antonio De Sabato, che ha promosso la mozione, e a tutti coloro che l’hanno sostenuta: Francesco De Vito, Francesco Strippoli e i firmatari che l’hanno resa possibile.

 

Il Consigliere Comunale Antonio de Sabato durante il Consiglio

 

Essere cittadino onorario mi riempie di orgoglio. Significa sentirsi ancora più parte della città e del suo futuro. Ma essere indicato come simbolo di solidarietà e carità cristiana mi spaventa, perché è una responsabilità grande.

 

Il mio pensiero va alla comunità Emmaus e a tutte le realtà che vivo e costruisco giorno dopo giorno: la comunità diocesana, la fraternità, il campo rom, le periferie, i giovani, la Questura, il volontariato, gli amici, la famiglia. Tutti questi mondi, in 25 anni, sono diventati parte della mia vita.

 

Foggia è una città ferita, sempre in fondo alle classifiche. La criminalità è meno aggressiva grazie al sacrificio di tanti, ma non è sconfitta. Se questa cittadinanza per me è uno stimolo a ripartire con più slancio, vorrei non essere solo. Riscopriamo tutti il senso di essere cittadini e di cercare il bene comune.

 

Don Vito Cecere

 

 

 

IC: Quali sono le sue aspettative per il rilancio della Borgata di Arpinova?

 

DV: Arpinova è una borgata ricca. Certamente non voglio nascondere le problematiche, ma le potenzialità sono tante.

 

Abbiamo realtà imprenditoriali importanti: aziende agricole, ortofrutta, allevamenti, imprese di trasformazione, agriturismi. La vera sfida è mettere in rete queste risorse per creare un impatto positivo sul territorio.

 

Arpinova è anche un patrimonio archeologico: Passo di Corvo, la Tomba della Medusa, le Grotte. Luoghi di grande valore, ma fermi. Come possiamo valorizzarli?

 

La comunità parrocchiale, seppur piccola, offre spazi di aggregazione e confronto. L’associazione Arpinova Borgo Rurale lavora per promuovere il territorio. E poi c’è l’Istituto Agrario, con i suoi giovani.

 

Nel 2023 abbiamo celebrato i 100 anni dalla nascita di don Lorenzo Milani. Quando arrivò a Barbiana nel 1954, non c’erano strade, acqua, luce, scuola. Eppure, la scuola di Barbiana divenne il motore del cambiamento. Oggi tutti conoscono la sua esperienza.

 

Chiedo a tutti: incontriamoci! Costruiamo insieme un nuovo modo di vivere la borgata, non solo per frenare la fuga verso la città, ma per dare nuova identità al territorio.

 

S.E. Monsignor Giorgio Ferretti con Don Vito Cecere

 

 

 

IC: Emmaus ha risposto a numerose emergenze umanitarie, da quella balcanica a quella ucraina. Quali insegnamenti ha tratto da queste esperienze e c’è una storia che le è rimasta particolarmente nel cuore?

 

DV: Preferisco tenerle nel cuore. Sia quelle di riscatto che quelle che mi hanno ferito dentro.

 

 

S.E. Monsignor Giorgio Ferretti con Don Vito Cecere

 

 

IC: Quali sono i progetti futuri per la Comunità Emmaus e che messaggio vorrebbe lasciare alla comunità foggiana in questo momento storico?

 

DV: Tre parole: Comunità, Giovani, Educazione.

 

Comunità significa costruire il noi a tutti i livelli della vita cittadina. Un’identità collettiva che sia autentica, non esibita.

 

Giovani significa immaginare una Cittadella dei Giovani, un luogo di incontro, di crescita, di futuro.

 

Educazione significa riscoprire il messaggio di don Bosco: “Educare è cosa di cuore”. Un’educazione che sia bene per tutti, senza esclusioni.

 

A cura di Gianluigi Cutillo, 31 gennaio 2025 

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