Stiamo parlando di Amarena, la mamma orsa più amata d’Abruzzo.
Il plantigrado sarebbe stato colpito nella tarda serata di ieri e a nulla sono valsi gli interventi delle guardie e dei veterinari del parco.
Le indagini sono in fase embrionale ragion per cui è presto parlare di colpevolezza.
La morte di Amarena segue quella di Jan Carlitos, in quell’occasione deceduto poiché investito da un’automobile in corsa a Castel di Sangro, sempre in Provincia dell’Aquila.
Quella di Amarena non è una semplice perdita per il Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise e per tutti coloro nutrono stima e sentimento nei confronti della natura in generale e degli animali in particolare.
La morte dell’ orsa Amarena, che ha fatto innamorare gran parte degli Abruzzesi e molti di coloro hanno avuto modo di guardare sui social le immagini riprese da Gemma Di Pietro immortalanti appunto l’orsa ed i suoi cuccioli nel centro di San Sebastiano dei Marsi, assesta, infatti, un duro colpo all’anagrafe degli orsi appenninici visto che si trattava di una delle più prolifiche orse che l’Abruzzo abbia mai vantato di avere.
Subito dopo la notizia della morte di Amarena è partita la ricerca dei cuccioli i quali, dopo la morte della mamma, non sarebbero in grado di sopravvivere a lungo.
Due orsi, Jan Carlitos e Amarena, morti, seppur in circostanze diverse, per mano dell’uomo.
Ci si chiede a questo punto cosa fare per evitare che l’uomo condizioni e non poco il vissuto degli altri esseri viventi e se non sia giusto intervenire con leggi più severe e con interventi educativi volti a disincentivare lo stillicidio di animali che hanno la sola colpa di perseguire lo stesso scopo dell’uomo e cioè quello di vivere la loro vita.
Una cosa è sicura: l’uomo non può avere la pretesa di essere l’unico essere vivente ad avere il diritto di vivere.
(A cura di Mauro Nardella)