Foto di Tembela Bohle: https://www.pexels.com

Sulmona (AQ), 6 luglio 2023 – “La serie A oggi è un campionato straniero che si fa in Italia, più che un campionato italiano. Ogni domenica sono 2 o 3 gli italiani titolari in serie A per ciascuna formazione.

E finchè un ragazzo non gioca, non possiamo accorgerci che è bravo. L’allenamento e la frequentazione del gruppo sono importanti, ma è la competizione che dà a lui e a noi le informazioni che servono.

Al di là del campione, che alla distanza esce comunque dal guscio, in Italia manca la fascia media , cioè quei calciatori che avrebbero bisogno di un certo percorso esperenziale per affermarsi.

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In Inghilterra , Germania o Spagna le squadre che lottano per salvarsi fanno giocare più spesso elementi giovani.

Gli errori fanno parte del calcio e sono tappe obbligate verso il loro miglioramento. Li commettono anche quelli esperti.

Se puntassimo sui giovani, valorizzeremmo un prodotto interno che dura negli anni con notevoli risparmi economici per i club.”

 

E’ con queste parole di Paolo Nicolato proferite qualche mese fa che vorremmo si aprisse una discussione sull’utilità o meno di avere una Babele calcistica in quella che, insieme a pochissime altre nazioni al mondo, può vantare di avere 4 coppe del mondo annoverate nel suo palmares.

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Ci si chiede, a tal proposito, se si possa ancora chiamare campionato italiano un raggruppamento di partite all’interno delle quali il DNA dei giocatori presenta caratteristiche tutt’altro che italiche.

Parlare di campionato italiano con soli due Italiani in campo suona davvero molto male e tifare una squadra di tutti stranieri è un po’ come tifare per un’accozzaglia di colori.

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L’azzurro trova sempre meno spazio nell’immaginario dei dirigenti delle varie squadre del Bel Paese e questo, così come affermato da Nicolato, non depone a vantaggio delle nazionali notoriamente impostate sulle qualità di campioni che solo vivai autoctoni sono capaci di lanciare (negli ultimi tempi ci si è addirittura dovuti rifare a oriundi come nel caso di Eder, Emerson, Jorginho, etc)

 

Non ci si deve quindi meravigliare se l’Italia negli ultimi tempi sta mancando a parecchi appuntamenti internazionali.

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Se finanche squadre di serie inferiori, non escluso il Foggia, si rifanno a “legionari” stranieri allora si che c’è da preoccuparsi e se c’è un modo per portare all’estinzione il calcio italiano allora quello di proseguire sulla strada tracciata non potrà che rappresentarne il più tipico degli esempi.

 

(A cura di Mauro Nardella)

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