“Si tratta di una vicenda incommentabile, rispetto alla quale il mio dovere è esclusivamente quello di condannare, a tutela tanto del personale medico, quanto per evidenziare che gli operatori sanitari lavorano nel rispetto e per il rispetto della sanità intesa come patrimonio e bene comune”.
Stigmatizza così Gaetano Serviddio, Direttore del Dipartimento e Delegato per la Sanità di Unifg che prosegue dichiarando “la comunità di Cerignola non merita di essere associata a questa barbarie”.
Se è comprensibile che la morte di una paziente sia una circostanza dolorosa che talvolta può provocare reazioni fuori registro, non è assolutamente ammissibile trasformare il personale sanitario in colpevoli ai quali infliggere una lezione esemplare.
La violenza del gesto va oltre ogni possibile lettura e interpretazione, perché la morte di una paziente non può rappresentare l’occasione per brutalizzare il lavoro di cura e di assistenza, che deve essere sempre tutelato e protetto.
Quale valore fondamentale per una Comunità civile, tutelare e proteggere i luoghi della sanità e le persone che per la sanità si prodigano quotidianamente è un impegno comune, che deve responsabilizzare tutti i cittadini e le istituzioni cui spetta il compito di impegnarsi per consentire al personale sanitario di lavorare in sicurezza, nonché per garantire rapporti medico-paziente improntati sulla stima e fiducia reciproca.
(Nota stampa Università di Foggia)